giovedì 14 febbraio 2013

Robert Doisneau - "Bacio all'Hotel de Ville"


Un bacio degno di San Valentino

Questa immagine famosissima del fotografo francese Robert Doisneau rappresenta perfettamente lo spirito di questa giornata dedicata agli innamorati di tutto il mondo. La storia di questo scatto è molto particolare: Doisneau all'epoca era il 1950) chiese ai due ragazzi di posare per lui mentre stava lavorando per conto della rivista Life: i loro nomi erano Françoise Bornet, una studentessa di teatro, e il suo ragazzo, Jacques Carteaud.
Molti anni dopo, nel 1992, un altra coppia francese, spacciandosi per i due giovani immortalati nel 1950, denunciarono il fotografo con l'immaginaria accusa di averlo fatto senza il loro consenso. Fu proprio la Bournet, quasi a quarant'anni dallo scatto, a scagionare Doisneau mostrando a tutti la copia che l'artista francese aveva dato a lei dopo averla sviluppata tanti anni prima: la copia infatti era stata autografata dall'artista.
Robert Doisneau, Bacio all'Hotel de Ville, 1950 Parigi
Doisneau - Bacio all'Hotel de Ville


giovedì 17 gennaio 2013

Alfred Eisenstaedt - "Ufficiale Italiano su uno slittino"


Eisenstaedt, dalla guerra alle star

Una simpatica immagine ci parla oggi, oltre che di neve, del lavoro del fotografo Alfred Eisenstaedt (1898-1995), reporter tedesco naturalizzato statunitense che nel suo lavoro utilizzava una Leica M3 con un obiettivo di 35 mm.
E' stato principalmente ricordato per le foto che fece a Times Square durante i festeggiamenti per la vittoria americana contro il Giappone, anche se iniziò già nel 1929 ad occuparsi di immagini e fu uno dei primi a fotografare un incontro ufficiale tra Hitler e Mussolini.
Nato da famiglia ebrea Eisenstaedt fu costretto ad emigrare in America per sfuggire alla persecuzione nazista, andando a vivere nel Queens per il resto della sua vita e lavorando anche per la rivista Life. Un altro dei suoi scatti più famosi ritrae Sophia Loren e Hernest Hemingway e soprattutto quella di un marinaio che bacia la sua donna.
Eisenstaedt - Slittino


martedì 1 gennaio 2013

Julia Margaret Cameron - "Ritratto di bambina"


Julia, la fotografa di Londra

Con il sincero augurio per un sereno 2013 il Maggiordomo Cantante oggi vi parla di una donna, la bravissima fotografa Julia Margaret Cameron (1815-1879), che con questa immagine di una bimba ci mostra tutto il suo talento con quello che i mezzi dell'epoca mettevano a disposizione per realizzare fotografie. Siamo infatti nel 1800, e la cattura dell'immagine inizia ad acquisire importanza, nascono i primo appassionati della fotografia, il dettaglio e la definizione iniziando concettualmente a prendere vita.
Julia nacque in India, studiò a Parigi, si trasferì a Londra e fece successivamente ritorno nel continente indiano per sposarsi con il marito Charles.
All'età di quarantotto anni scoprì la sua passione, divenendo ben presto famosa e lavorando a contatto con le più alte celebrità del mondo dell'arte e della letteratura vittoriana, esponendo a Londra la maggior parte dei suoi capolavori e collaborando alle illustrazioni dell' "Idylls of the King" di Tennyson. Molti dei suoi lavori sono ancora conservati nella national Portrait Gallery di Londra.
L'artista nel suo lavoro, pur ritraendo personaggi famosi, non disdegnava di immortalare anche parenti e amici nella pellicola, mirando soprattutto a cogliere gli aspetti psicologici della persona, anche a discapito della definizione e la precisione dello scatto, tipico della concezione, in uso specialmente dei pittori, preraffaellita, dalle tendenze decisamente romantiche.
Julia Margaret Cameron ritratto di bambina
Cameron - Ritratto di bambina


lunedì 17 dicembre 2012

Elliott Erwitt - "New York, 1974"


Erwitt, dedicato ai cani

Oggi vi parlo di un bravissimo artista dell'immagine nato a Parigi nel 1928 specializzato in fotografia pubblicitaria e documentaria: Elliott Erwitt, il cui grande talento lo vede cimentarsi in scatti in bianco e nero ironici che ritraggono situazioni surreali o divertenti in cui ci si può imbattere tutti i giorni.
Come Henri Cartier-Bresson, predile la fotografia e il concetto di scatto come cogliere l'attimo decisivo in cui l'immagine deve essere immortalata, in grado di raccontare in un solo attimo tutta la sua storia.
Conobbe Steichen e Robert Capa, specializzandosi e imparando da loro tecniche e visioni di insieme che utilizzò come fotografo freelance per alcune riviste fino ad entrare nella prestigiosa agenzia Magnum Photos.
Prima di dedicarsi a scatti nel mondo della cinematografia, si è cimentato nel corso della sua carriera ad immortalare i cani nelle sue opere, oggetto di ben quattro dei suoi libri in cui figurano numerosi scatti con i simpaticissimi animali a quattro zampe.
La simpatica foto di Elliott Erwitt scattata a New York nel 1974
Erwitt - New York 1974


domenica 9 dicembre 2012

Henri Cartier-Bresson - "Dietro la Stazione Saint-Lazare"


Henri Cartier-Bresson, l'Occhio del secolo

Il francese Henri Cartier-Bresson (1908-2004) è stato un pioniere del foto giornalismo, denominato "L'Occhio del secolo" per la sua capacitò di cogliere la storia e la vita del Novecento attraverso i suoi scatti. Fautore convinto dell'istante decisivo nella fotografia, il momento perfetto per la sua creazione, contribuì a diffondere al pubblica l'immagine scattata come produzione di arte surrealista: "La fotografia è un modo di vivere", questo era il suo punto di vista. Iniziò giovanissimo come pittore, anche se nel 1931 dopo un viaggio in Costa d'Avorio in cui era andato munito di macchina fotografica, rimase folgorato dall'idea di poter cogliere il reale nella sua immediatezza. Di ritorno dal viaggio, acquistò una Leica 35 mm (con lente 50 mm)che lo accompagnerà in molti dei suoi più celebri lavori.
Nel corso della sua carriera Henri Cartier-Bresson viaggierà moltissimo, conoscendo professionisti dell'immagine come David Seymour, Robert Capa, George Rodger, con i quali fonderà l'Agenzia Magnum, con la quale inizierà a viaggiare per tutti il mondo offrendo al pubblico indinenticabili reportage. nel passato più recente, nel 2000, costituirà insieme alla moglie una Fondazione allo scopo di raccogliere tutte le sue creazioni e offrire agli artisti uno spazio espositivo e lavorativo di primo livello, divenendo presto un ente di pubblica utilità riconosciuto dallo stato francese.
Memorabile l'esposizione del 1946 al MOMA di New York e lo Scrapbook (album) che preparò proprio per l'evento, contenente ben 346 fotografie e che per anni andò dimenticato per anni nella casa dell'artista, dove fu recuperato in condizioni non più integre e con numerose fotografie danneggiate: se ne salvarono solamente 13.
Particolare curioso della foto di oggi è il fatto che questa immagine sia stata ritagliata all'epoca della sua produzione dallo stesso artista: sul lato sinistro infatti dell'originale, si intravedeva l'asta di una ringhiera: caso unico, perché Henri Cartier-Bresson detestava l'artificio dei ritagli. Lo scatto rimane tuttavia una pietra miliare in questo campo, mostrando il soggetto nell'atto di saltare, che, nonostante non abbia ancora toccato l'acqua sotto di lui, "ci porta" a vedere gli schizzi e i cerchi concentrici che si formeranno non appena i suoi piedi toccheranno l'acqua. Ecco il segreto del cogliere l'"attimo perfetto" del grande maestro francese.
La foto di Henri Cartier-Bresson Dietro la stazione Saint Lazare
Cartier-Bresson - Derriere la Gare Saint Lazare


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giovedì 6 dicembre 2012

Edward Steichen - "Nero" (Margaret Horan in abito nero)


Steichen, l'artista che immortalò Greta Garbo

Primo ospite illustre di questa avventura è un fotografo di origine lussemburghese, Edward Steichen (1879 - 1973), artista europeo che divenne cittadino degli Stati Uniti d'America nel 1900 dopo che la sua famiglia era emigrata nel nuovo mondo.
I suoi principali approcci artistici furono con la pittura, ma passò ben preso alla macchina fotografica, aderendo e ammirando la corrente pittorialista che si stava affermando in quel periodo di inizio secolo e e che si proponeva di elevare l'arte della foto allo stesso livello di quello della pittura e scultura.
Considerata una mera riproduzione della realtà, i pittorialisti restituivano alla fotografia la dignità artistica persa dalla meccanica produzione dell'immagine attraverso il recupero della manualità e del senso estetico necessario.
Steichen lavorò molto a livello diretto, usando la straight photography per riprodurre direttamente la realtà senza ulteriori ausili tecnici e successivamente arrivando al fashion dopo la prima guerra mondiale, in cui immortalò in una foto passata alla storia l'attrice Greta Garbo (pubblicata nel 1955 sulla rivista Life).
Si occupò durante il secondo conflitto mondiale di fotografia navale e realizzò, come direttore del museo di arte moderna a New York,di una bellissima esposizione di quasi cinquemila scatti dedicati ai sentimenti dalla vita alla morte dal titolo "The Family of Man".
Edward Steichen la modella Margaret Horan in abito nero
Steichen - Nero


sabato 3 novembre 2012

Benvenuti nel blog degli appassionati di fotografia!


L'immagine, carpe diem di una storia

L'immagine racconta storie, in ogni luogo, in ogni tempo, in ogni anima che vaga sulla terra. Non sempre accessibile al comune sguardo, viviamo le nostre vite osservando con distacco quello che è intorno a noi, ma in realtà non osserviamo nulla realmente. Corriamo troppo da tutte le parti, la testa non ci sta, non riusciamo a concentrarci. E nello stesso tempo perdiamo contatto con cose, eventi, persone che spesso ci passano davanti e tuttavia, presi da noi e da quello che ci preoccupa, non riusciamo a cogliere.
La vita è intorno a noi in ogni momento, tutto narra qualcosa. E questo blog allora viene proprio incontro a questo, raccontando le storie, le visioni, il lavoro di quelli che per eccellenza sono i maestri del carpe diem, cogliere l'attimo, la fuggevolezza della natura o del movimento di un corpo umano, un riflesso nell'acqua, una figura nella penombra: i fotografi.
Come titolo di questa avventura ho pensato ad un quadro molto particolare, opera del pittore scozzese Jack Vettriano, l'incontro con la cui arte,  qualche tempo fa, mi ha dato la spinta per parlare e condividere con tutti coloro che lo desiderano le emozioni e le visioni del lavoro di un artista.
Fare fotografia infatti, è come essere un maggiordomo che canta, vuol dire fare qualcosa da diverso dall'ordinario, uscire dagli schemi, cogliere quel qualcosa di diverso che distingue cose apparentemente simili. E che nello stesso tempo suscita in noi una tempesta di sentimenti, riflessioni e immaginazioni.
Che il viaggio abbia inizio, e che sia indimenticabile.
L'arte del fotografo coglie aspetti della realtà che spesso sfuggono ad una normale osservazione
L'arte del fotografo